Nel 2026 4.000 imprese in Italia sotto la Tassonomia verde Ue. 10 finora le più diligenti, ecco qual
Nel 2026 4.000 imprese in Italia sotto la Tassonomia verde Ue. 10 finora le più diligenti, ecco qual
L’introduzione della Tassonomia Europea (Regolamento 2020/852) si preannuncia come un cambiamento estremamente impattante per aziende e professionisti, dato il suo ruolo di sostegno all’intero sistema di innovazione sostenibile promosso dal Green Deal, di facilitatore della connessione tra informazioni di sostenibilità e informazioni finanziarie e, soprattutto, di aiuto alla comprensione tra aziende e analisti e operatori di mercato.
In particolare, il Regolamento impone alle imprese soggette alla Direttiva 2014/95/UE (Non-Financial Reporting Directive – NFRD) di includere nella dichiarazione non finanziaria informazioni su come e in che misura il proprio business sia associato ad attività economiche ecosostenibili. Questi obblighi informativi, diversamente articolati per le imprese non finanziarie e le imprese finanziarie, mirano a consentire agli investitori e al pubblico di valutare correttamente la quota di attività economiche ecosostenibili svolte dalle imprese, al fine di determinare il grado di ecosostenibilità di un investimento.
In occasione della pubblicazione della Dichiarazione Non Finanziaria per il 2021, società, banche e assicurazioni soggette all’obbligo si sono confrontate per la prima volta con la Tassonomia. Per questa occasione, il Regolamento ha imposto una disclosure limitata ai KPI relativa alle attività che potrebbero essere classificate come ecosostenibili, ovvero le attività ammissibili. Per capire come le società italiane abbiano adempiuto agli obblighi informativi previsti per il primo anno di applicazione della Taxonomy Regulation, BDO, con la collaborazione ed il supporto scientifico del “Sustainability LAB” creato all’interno del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha realizzato una ricerca basata sull’analisi dei bilanci di 196 imprese finanziarie e non finanziarie italiane. L’elaborazione della ricerca fa parte del percorso di collaborazione tra BDO e l’Università Cà Foscari, che, nel 2022, ha visto anche l’organizzazione di un ciclo di sei webinar dedicati all’evoluzione dell’informativa non-finanziaria (DNF) e degli impatti ESG che, grazie al successo ottenuto, saranno replicati nel corso di quest’anno.
In particolare, per le società finanziarie e non finanziarie oggetto di indagine, sono stati valutati diversi indicatori, tra cui la descrizione del processo di analisi condotto per identificare le attività ammissibili, il livello di raggiungimento dei KPI richiesti dal regolamento (ad esempio, CapEx, OpEx e revenues per le imprese non finanziarie), le quote in percentuale del costo/revenue legato ad ogni attività ammissibile, la descrizione delle attività ammissibili svolte durante il 2021 e altre informazioni qualitative.
Al temine del lavoro di analisi delle Dichiarazioni Non Finanziarie è stato possibile stilare una classifica delle 10 “migliori” aziende sulla base della completezza e chiarezza delle informazioni qualitative e quantitative pubblicate. Nella classifica si posizionano società non finanziarie, come Enel, Gruppo Sole 24 Ore, Cap Holding, Maire Tecnimont, Unieuro e Nexi, e società finanziarie, quali Gruppo Mediolanum, Unicredit, Unipol e Banca Generali.
Nei prossimi anni, l’adesione al Regolamento assumerà sempre più importanza: entro il 2023, infatti, il legislatore ha richiesto l’ottemperamento integrale, ovvero sarà richiesto alle organizzazioni di rendicontare le attività allineate o «ecosostenibili», e quindi, di verificare l’aderenza delle attività ammissibili ai relativi criteri di vaglio tecnico. In particolare, alle aziende è richiesto di effettuare una valutazione circa la rispondenza dell’attività aziendale oggetto di analisi ad uno degli obiettivi di natura ambientale e al contempo di verificare che tale attività non arrechi un danno significativo ai restanti obiettivi ambientali elencati.
Si allargherà inoltre la platea di imprese che saranno assoggettate alle previsioni della Tassonomia: nel 2026, come previsto dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), saranno infatti coinvolte oltre 39.000 aziende europee – e circa 4.000 solo in Italia - ovvero tutte le imprese con più di 250 dipendenti.
Le società italiane coinvolte dalla normativa dovranno quindi sostenere miglioramenti e sforzi significativi per adeguarsi al regolamento. Saranno infatti chiamate a rendicontare un nuovo bilancio di esercizio o consolidato che integri le informazioni ESG secondo il nuovo standard ESRS e tutte queste nuove informazioni saranno sottoposte a verifica da parte di società di revisione.
Occorre infine sottolineare che la Tassonomia, per quanto possa risultare complessa nei primi esercizi di rendicontazione, offre anche delle opportunità, in quanto mira a facilitare nel concreto la valutazione dei rischi e delle opportunità legati alla prospettiva ESG. Per imprese e investitori ciò si traduce nell’opportunità di gettare le basi per la creazione di valore nel lungo termine e per rafforzare la fiducia reciproca, riducendo le pratiche di greenwashing e orientandosi verso la creazione di una finanza sostenibile al servizio di un’economia più responsabile e circolare.
Articolo a cura di Carlo Luison, Sustainable Innovation Partner di BDO, pubblicato in data 8/2/23 su www.milanofinanza.it (news/ESG-sostenibilità)