La deducibilità dal reddito d’impresa delle sanzioni antitrust, comminate per la violazione della libera concorrenza dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è, ormai da tempo, un tema ampiamente dibattuto. Ciò in quanto non vi è nell’ordinamento giuridico alcuna norma che stabilisca il trattamento tributario da riservare a dette peculiari sanzioni. Al riguardo, la dottrina maggioritaria propende per la deducibilità, la giurisprudenza ha assunto posizioni contraddittorie, mentre l’Agenzia delle entrate sostiene l’indeducibilità di tali oneri, recentemente confermando tale posizione mediante risposta ad istanza di interpello non pubblicata.
PREMESSA
La Commissione europea svolge, tra le altre attività, la vigilanza della concorrenza e del mercato. In particolare, monitora le intese restrittive della libertà di concorrenza, gli abusi di posizione dominante, le operazioni di concentrazione di imprese e, più in generale, i comportamenti di imprese ed enti che compromettono o limitano l’altrui diritto di iniziativa economica, tutelato dall’art. 41 della Costituzione. Qualora, a seguito di attività istruttoria, vengano riscontrate delle infrazioni, la Commissione provvede ad irrogare sanzioni amministrative pecuniarie. Dette ammende, inflitte ai sensi dell’art. 23, par. 2 del Regolamento CE 1/2003, sono comminate fino alla misura massima del 10% del fatturato totale dell’impresa, realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente alla decisione della Commissione. [...]
Leggi l'articolo completo a cura di Alessandra Serena e Sophia Pavanetto, pubblicato su Amministrazione e Finanza n°6 | 2023